Vincitori Mente Locale Young 2025


Premio Giuria Senior del valore di 1.000 Euro al miglior audiovisivo presentato in concorso


“POCKET CINEMA: COME COSTRUIAMO UNA NAVE?” dell’Istituto Comprensivo “Filippo Grimani” – Marghera (VE) – 10’53” – 2023


Motivazione Giuria Senior
Premiamo Pocket cinema perché ci ha regalato un viaggio inedito ed originale attraverso il territorio di Porto Marghera. Quanto siamo del territorio in cui cresciamo? E’ questa la domanda che la visione del film ci ha sollevato e a cui, le voci di giovani studenti, assieme ai suoni prodotti dagli spazi da loro vissuti tutti i giorni, sembrano rispondere: un montaggio che rimanda alle storie personali, delle loro famiglie e ad un quotidiano in cui mare e canali non sono solo paesaggio, ma strade su cui si muovono persone, merci, lavoro, vite e culture altre.
Pocket cinema ha una scrittura sincera e mai artefatta; nonostante alcuni inciampi nella struttura dovuti, a tratti, a passi falsi nel montaggio, l’entusiasmo e l’autenticità dei suoi giovani protagonisti ci hanno trasportato nelle atmosfere delle loro biografie, di viaggi, partenze e ritorni tra Turchia, Tunisia, Marocco, Nigeria e Mar Nero. L’utilizzo di originali animazioni ha restituito alla Marghera-infrastruttura la verità più profonda ed invisibile di un racconto corale che unisce intere generazioni con ricordi forti e incancellabili. Un linguaggio visivo ibrido che ci racconta anche di Porto Marghera come una città giardino da cui raggiungere Venezia (ormai città dell’immaginario globale) per poi ripartire per il mondo con le sue gondole.
Da un lato metafora del viaggio, dall’ altro industria che dà lavoro ai genitori, la Marghera dei nostri studenti è anche porto che inquina. La nave promette orizzonti lontani e distanze da colmare, ma poi tradisce avvelenando le acque che solca: petrolio, plastica, fumo danneggiano il mare e i suoi abitanti. Tutto questo ci racconta questo film in cui nulla ci è parso casuale sia nella selezione del materiale girato che nella tessitura sonora viva fatta di sirene, clacson, motori, lamiere.
Ma c’è ancora un ultimo importante viaggio a chiudere il film, quello tra la Scuola e il Porto. Ad accompagnarlo una colonna sonora forse scontata e di facile impatto emotivo, ma la cui esecuzione dal vivo da parte dei ragazzi e ragazze di Marghera ci ha emozionato e ricordato che e Porto e Scuola sono due estremi di un territorio unico che si conferma ecosistema vivo di relazioni di cui i giovanissimi autori del film sono le promesse del suo futuro.

 


Menzione speciale Giuria Senior


“AD ASTRA” dell’Istituto di Istruzione Superiore “Gaetano Salvemini – Duca D’Aosta” – Firenze (FI) – 35’44” – 2023


Motivazione Giuria Senior
Per il coraggio di aver osato stili diversi e fatto dell’eterogeneità linguistica una strategia di analisi sociologica. Una carrellata di personaggi ed esperienze diverse, costruite secondo le regole della fiction, che incarnano i possibili rapporti di forza tra centro e periferia del territorio urbano e che, attraverso la forma di un monologo interiore, contribuiscono a sviluppare il lavoro di riflessione teorica sulle fratture tra marginalità e appartenenza prodotto e documentato quasi in maniera saggistica dagli stessi studenti ad apertura del film. Pur avendo rischiato la tipizzazione ed il cliché, il film ha dato prova dell’ ammirevole intento di trasferire in un linguaggio audiovisivo le competenze acquisite nell’ambito del proprio indirizzo scolastico.

 


Premio Giuria Young Medie del valore di 500 Euro al miglior audiovisivo secondo la votazione degli studenti delle scuole secondarie di primo grado


“GEO E FLORA” del Liceo Scientifico Statale “Vittorio Sereni” – Luino (VA) – 9’32” – 2021


Premio Giuria Young Superiori del valore di 500 Euro al miglior audiovisivo secondo la votazione degli studenti delle scuole secondarie di secondo grado


“UNA STORIA DA RACCONTARE” dell’Istituto Istruzione Secondaria Superiore “Salvatore Trinchese” – Martano (LE) – 15’06” – 2024


Premio Giuria Social del valore di 500 Euro all’audiovisivo più votato dagli utenti sulle pagine social Facebook e Instagram del Festival Mente Locale


“DIETRO ANDREA ZANZ8” dell’Istituto di Istruzione Superiore “Umberto Masotto” – Noventa Vicentina (VI) – 19’59” – 2024

Voti ricevuti sul post dedicato al film

565 like su Instagram– 106 like su Facebook ➡️ 671 like totali

 


🇲🇦 Menzione Speciale Giuria Cefa al film più votato dalla giuria degli studenti Cefa Onlus


“NODO DI SANGUE” dell’Istituto Istruzione Superiore “Albert Einstein” – Vimercate (MB) – 10’59” – 2024


Motivazione Giuria Cefa
🇫🇷 Le film raconte l’histoire d’Omar, un pêcheur passionné qui a hérité cette passion de son père et passe de longues heures sur son bateau. C’est sa sœur qui le filme et, à travers ses images, elle raconte avec simplicité une passion transmise de père en fils. Les images sont belles, calmes, et derrière la pêche, on sent un vrai lien avec la nature et avec soi-même. Un film qui donne envie de ralentir et d’écouter.
🇮🇹 Il film racconta la storia di Omar, un pescatore appassionato che ha ereditato questa passione dal padre e passa lunghe ore sulla sua barca. A riprenderlo è sua sorella, che attraverso le immagini racconta con semplicità una passione trasmessa di padre in figlio. Le immagini sono belle, calme, e dietro la pesca si sente un vero legame con la natura e con se stessi. Un film che fa venire voglia di rallentare e ascoltare.

 


Premio Giuria Senior del valore di 500 Euro per la miglior recensione prodotta da una scuola secondaria di primo grado


Classe II D dell’Istituto Comprensivo Crespellano – Scuola secondaria di primo grado “Faustino Malaguti”, Valsamoggia (BO)

Motivazione Giuria Senior
La recensione dedicata a La collina delle ninfe e dei fanciulli coglie con lucidità e capacità analitica la dimensione intrinseca del film, i suoi valori e le sue strutture. Dimostrando una sorprendente padronanza di scrittura, il testo viene premiato per come sa valorizzare gli aspetti più discorsivi della critica e la dimensione più analitica del lavoro sul testo audiovisivo.

Recensione scritta dalla classe per l’episodio “LA COLLINA DELLE NINFEE E DEI FANCIULLI” del progetto “RADICI – STORIE DI BOSCHI DEL SALENTO” dell’Istituto Comprensivo Statale “Magistrato Giovanni Falcone” – Copertino (LE) –  Durata complessiva 92’27” – Durata episodio 17’47” – 2023


Premio Giuria Senior del valore di 500 Euro per la miglior recensione prodotta da una scuola secondaria di secondo grado


Classe IV B dell’Istituto di Istruzione Superiore “Bertrand Russell” – Liceo Artistico “Lucio Fontana”, Arese (MI)

Motivazione Giuria Senior
La recensione dedicata a Nodo di sangue ha colpito la giuria per la capacità espressiva e la ricca umanità contenute nel testo. La scrittura di Aurora Ravizza appare già molto matura, capace di scandagliare un cortometraggio nelle sue pieghe più nascoste e di restituirlo al lettore con vivida capacità descrittiva. Gli aspetti legati alla critica e quelli offerti dagli strumenti analitici si sono fusi in una recensione armonica, sensibile e dai tratti poetici, evidenziando il talento dell’autrice.

Recensione scritta dalla classe per il film “NODO DI SANGUE” dell’Istituto Istruzione Superiore “Albert Einstein” – Vimercate (MB) – 10’59” – 2024

C’è qualcosa di ipnotico nel silenzio del lago. Il documentario su Omar Mauri, girato durante una battuta di pesca sul lago d’Iseo, ci porta dentro questo vuoto pieno, dove ogni gesto – lanciare l’esca, aspettare, osservare – diventa una forma di meditazione. Fin dalle prime immagini si percepisce che non ci troviamo davanti a un semplice racconto sulla pesca. La regia sceglie di non invadere, di restare laterale, quasi invisibile. Le inquadrature, a tratti instabili o lievemente fuori asse, sembrano restituire non una perfezione tecnica, ma l’autenticità dell’istante vissuto. Lo sguardo della camera è quello di qualcuno che partecipa, che assiste alla scena come ospite silenzioso. Non c’è spettacolo, ma solo esperienza. E anche quando la composizione è imperfetta, questa imperfezione ha un valore: racconta la realtà senza filtri. La voce narrante di Omar – pacata, riflessiva – accompagna il fluire lento delle immagini. “Io sono cresciuto sulla barca di mio padre”, dice, e basta questa frase per aprire un mondo. La pesca, per lui, è un’eredità, un luogo affettivo prima ancora che fisico. È lì che ha imparato a stare nel silenzio, a vivere i ritmi lenti, a non aspettarsi risultati immediati. “Mi dà una sensazione di pace, anche se non prendo niente”, confessa, svelando quanto questa attività sia in realtà un rito privato, quasi spirituale. Il linguaggio visivo del documentario è semplice, il tempo non viene compresso, né velocizzato, e questo crea una strana sospensione, come se lo spettatore fosse davvero lì, accanto a Omar, con il vento in faccia e l’acqua che scivola sotto la barca. Il montaggio rispetta i vuoti, i tempi morti, le attese. Non c’è fretta. Anche l’audio è essenziale con suoni naturali e la voce fuori campo. Tutto si muove con naturalezza, senza effetti, senza colonna sonora. Quello che rende speciale questo breve film è la sua onestà. Non cerca di insegnare nulla, non vuole stupire. Vuole semplicemente condividere una presenza. “Io so stare da solo”, dice a un certo punto Omar. E lo dice con una serenità che non ha niente a che fare con la solitudine malinconica, ma con una forma di libertà: la libertà di ascoltarsi, di stare in silenzio, di avere un posto nel mondo anche senza dire nulla. Colpisce profondamente la modalità attraverso la quale fluisce il racconto, misurato e sincero. In un’epoca in cui tutto è veloce, rumoroso, immediato, questo documentario ci ricorda il valore della lentezza, del gesto ripetuto, della dedizione silenziosa. La passione di Omar non ha bisogno di essere spiegata: si sente. Sta nel tono della sua voce, nei suoi occhi mentre guarda il lago, nella calma con cui prende il largo e aspetta. E forse è proprio questo che resta dopo la visione: il desiderio di ritrovare uno spazio in cui “non succede niente”, ma succede tutto. Un luogo dove stare, senza dover per forza fare. Un lago, una barca, e il tempo che si ferma… Dopo aver sentito le sue parole e aver appreso la sua passione
viscerale ci si domanda: a cosa apparteniamo davvero? In una società che ci abitua a correre, a performare, a dimostrare continuamente qualcosa agli altri – e spesso anche a noi stessi – trovare uno spazio di silenzio è diventato qualcosa di sregolato. Le passioni vere, quelle che non si misurano in risultati o in riconoscimenti, ma che semplicemente ci abitano e ci rendono interi, sono sempre più rare o nascoste. Eppure, sono proprio quelle a darci un senso, a costruire la nostra identità. Omar non va sul lago per vincere qualcosa, non pesca per riempire un secchio. Lo fa perché l’acqua è il suo elemento, l’unico luogo in cui può smettere di rincorrere e iniziare semplicemente a essere. La pesca diventa un rito silenzioso, una forma di ascolto del mondo e di sé. Ogni giorno è diverso, il lago, con i suoi ritmi e i suoi umori, lo accoglie o lo respinge, ma sempre lo obbliga a confrontarsi con un tempo che non può controllare, solo rispettare. Non porta a casa i pesci per una questione etica e per preservare l’ambiente che ama, dimostra rispetto reciproco con la natura che lo ospita. Perché amare davvero qualcosa significa anche saper rinunciare, saper restituire. E allora viene spontaneo chiedersi: abbiamo ancora, oggi, il coraggio di coltivare una passione senza aspettarci nulla in cambio? Di lasciare che qualcosa ci definisca non per ciò che produce, ma per come ci fa sentire vivi? In un’epoca che premia solo ciò che si mostra, ciò che si monetizza o si racconta bene sui social, l’intimità di un uomo solo su una barca sembra quasi un gesto rivoluzionario. Eppure, è proprio in quel gesto, apparentemente insignificante, che si nasconde la sua filosofia di vita. Ognuno di noi appartiene a qualcosa. A un paesaggio, a un’abitudine, a un suono, a una passione che ci salva anche quando tutto sembra muoversi troppo in fretta. Omar appartiene all’acqua. E forse, in quel modo silenzioso e profondo, ci insegna che trovare ciò a cui apparteniamo davvero è l’unico modo per sentirci, finalmente, a casa.